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come nasce un frutto antico

Dalla scoperta della pianta madre, all’innesto, fino all’invasatura: ecco tutti i passaggi che accompagnano la nascita di un frutto antico.

LA RICERCA

Il recupero di una antica cultivar inizia spesso dalla ricerca, o dalla scoperta, di un “patriarca”.

Viaggiando in auto per lavoro o durante le passeggiate nel periodo estivo, mi capita di frequente di imbattermi in vecchissimi alberi da frutto. Spesso si trovano in paesini di montagna, in vecchi borghi, nei giardini delle ville padronali, ma anche in posti scomodi da raggiungere, abbandonati a se stessi su scarpate coperte da rovi.

Una volta individuato l’albero, cerco di parlare con il proprietario o con le persone anziane che abitano nella zona per capire di che varietà si tratti e quali siano le caratteristiche del frutto. Chiedo poi di poter prelevare le marze, cioè i rami giovani, per riprodurre quella varietà; devo dire che, in tanti anni, difficilmente, o forse mai, mi è stata negata questa possibilità; le persone, anzi, mi ringraziano!

Altre volte le cultivar da recuperare mi vengono segnalate dagli stessi proprietari, appassionati che ancora hanno in giardino una vecchia pianta da frutto e non vogliono perdere una varietà che, per tanti motivi, assume anche un valore affettivo.

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LA PROPAGAZIONE

In generale, la produzione di nuove piante prende il nome di propagazione, che a sua volta si distingue in Riproduzione (con seme) e Moltiplicazione (senza seme e attraverso parti di pianta).

Esempi di moltiplicazione sono la margotta, il pollone radicato (usato ad esempio per il fico), la talea (usata ad esempio per melograno e nocciolo) e l'innesto.

Le nostre piante da frutto sono quasi tutte piante d'innesto.

La tecnica dell’innesto consiste nel fare in modo che parti di due piante, opportunamente accostate fra loro o inserite l’una nell’altra, si colleghino stabilmente a costituire una nuova, unica pianta.

L'innesto è costituito da una parte basale e da una parte apicale.
La parte basale, che fornirà le radici, è detta “portainnesto”; la parte apicale, che fornirà la chioma, viene chiamata “marza”.

IL PORTAINNESTO

Il portainnesto può essere prodotto da seme (portainnesto selvatico o franco), per talea da una pianta madre (l’east malling), o micropropagato in vitro (ad esempio il GF per il pesco, che conferisce resistenza alla siccità e ai terreni argillosi, e il Gisela per il ciliegio).
Una volta prodotto il portainnesto, che possiamo definire come la “radice” della pianta, per avere il frutto dobbiamo intervenire con la tecnica dell’innesto, andando quindi ad inserire sul portainnesto la varietà che si intende riprodurre.

Sarà l’esperienza del vivaista a consigliare la scelta del portainnesto più adatto, tenendo in considerazione il tipo di terreno, l’esposizione dello stesso, il clima e la varietà che deve essere innestata.

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IL TAGLIO DELLA MARZA

Prima di passare alle varie tecniche di innesto, vorrei soffermarmi sul taglio della marza: potrebbe sembrare un’operazione banale, ma è importante ricordare alcuni accorgimenti.
È fondamentale tagliare le marze da piante sane e già in produzione, non dimenticando che i rami da prelevare sono quelli di un anno e che i migliori sono quelli che si trovano nella parte esterna della chioma.

Le marze per gli innesti primaverili devono essere rami ben lignificati, di buon vigore ma non troppo grossi. La raccolta delle marze deve essere fatta tra gennaio e febbraio, durante giornate “buone” ed evitando invece quelle molto fredde.

Per quanto riguarda, invece, le marze a gemma dormiente (agosto), queste devono essere prelevate il giorno precedente l’innesto per evitare la disidratazione. Subito dopo il prelievo, le marze vengono defogliate tagliando a metà il picciolo, scartando le gemme poste alla cima e alla base della marza.

L’INNESTO

La tecnica dell’innesto consente di ottenere, all’interno della stessa varietà, piante omogenee. Se seminassimo, ad esempio, diversi noccioli di un'unica varietà di pesco, potremmo ottenere alcune piante con frutto buono e altre no, o persino nessuna pianta con frutto buono. Con l’innesto, invece, possiamo riprodurre molte varietà mantenendo le caratteristiche della pianta e del frutto. Un altro vantaggio è dato dalla possibilità di scegliere il portainnesto più adatto alla varietà che desideriamo innestare.

Esistono diversi tipi di innesto da praticare nelle varie stagioni dell'anno.

Innesti invernali, da effettuarsi a febbraio: a spacco – doppio spacco inglese – a corona – a triangolo, ecc.

Innesti estivi, da effettuarsi ad agosto: a gemma dormiente, per approssimazione, a zufolo, ecc.

Una volta effettuato l'innesto è importante avere cura di togliere i polloni selvatici per poter dar vita ad una bella pianta.

Innesti “da tavolo” eseguiti sulla vite. Questo tipo di innesto viene così definito perché non viene operato sulle piante in campo, ma sul tavolo di un magazzino, manualmente, con l’ausilio di apposite macchine che formano un incastro maschio/femmina chiamato omega. Dopo l’innesto, si procede all'immersione in paraffina a bassa gradazione di fusione, avendo cura di coprire il punto di innesto. Si procede poi a stratificare le barbatelle in casse con segatura di abete o con torba. Dopo questo passaggio si procede alla messa a dimora verticalmente degli innesti talea, affinché si sviluppi la barbatella innestata.

Da non dimenticare è poi il reinnesto degli alberi adulti: è un innesto che si pratica su piante in produzione per cambiare la varietà o risolvere diversi problemi, come quelli legati all’impollinazione.

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LA CAVATURA

Novembre/dicembre è periodo di cavatura delle piante innestate. Il periodo dell’espianto può variare in funzione dell’andamento stagionale.

È sempre preferibile espiantare dopo la caduta delle foglie e quando il rampo è ben lignificato e maturo. L’espianto può essere effettuato manualmente o con mezzi meccanici.

LA CERNITA

Dopo l’espianto si procede alla cernita, cioè alla suddivisione delle nuove piante in funzione delle loro dimensioni, avendo cura di controllare l’apparato radicale, il punto d’innesto ed eventuali difetti delle piante stesse.

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LA TAGLIOLA

Dopo la cernita, che consente quindi di identificare le piante di prima e di seconda scelta, si procede alla cosiddetta “tagliola”: si sotterrano i fasci delle nuove piante in modo che siano pronte per la vendita o per il reimpianto.

L’INVASATURA

Una parte delle piante viene venduta a radice nuda, una parte viene destinata all’invasatura. L’invasatura si effettua da gennaio a marzo. Le piante vengono poste in contenitore/vaso con torba mista a pomice per permettere un buon drenaggio. Prima di procedere all’invasatura, si spuntano i rami e le radici per permettere alla pianta di attecchire meglio e di svilupparsi uniformemente.

Le piante vengono poi disposte in vivaio, dove vengono irrigate e concimate. In autunno saranno pronte per la commercializzazione.

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